Paolo Caliari detto Il Veronese

Le Nozze di Cana è un dipinto a olio su tela realizzato tra il nel 1562/1563 da Paolo Caliari detto Il Veronese.


Il dipinto ha adornato la parete di fondo del refettorio benedettino del Monastero di San Giorgio Maggiore fino al 1979, anno in cui fu privato delle opere più importanti, fra cui appunto Le nozza di Cana, che Napoleone fece portare a Parigi ed esporre al Museo del Louvre. Ora nel refettorio è possibile ammirarne una copia di uguali dimensioni realizzata, per iniziativa della Fondazione Cini, dall’artista inglese Adam Lowe.

Nel 1994 il direttore generale del Ministero dei Beni Culturali, Francesco Sisinni, riteneva che ci fossero le condizioni culturali per il rientro delle Nozze di Cana in Italia. Nel 2010, lo storico Ettore Beggiatto, già assessore regionale del Veneto ai lavori pubblici e consigliere regionale per quindici anni, scrisse una lettera all'allora premiere dame di Francia Carla Bruni per sollecitare il ritorno dell’opera.

Il dipinto mostra l'episodio della tramutazione dell'acqua in vino durante un matrimonio in Cana contenuto nel Vangelo secondo Giovanni.

La scena è veramente ricca di particolari e mostra nella sua ambientazione una commistione di dettagli antichi e contemporanei.
L'architettura è certamente classica, caratterizzata da due vasti colonnati ai lati del dipinto.
Al centro si apre invece un cortile sormontato da una zona eialzata, cinta da una balaustra.

Lo sfondo mostra un cielo azzurro macchiato da alcune nuvole bianche nel quale si staglia una torre anch'essa in stile classico.
Al centro, in primo piano, si trovano dei musicisti intenti ad intrattenere i convitati; due di questi, l'uomo vestito di bianco con la viola da gamba e il personaggio con una tunica rossa e contrabbasso sarebbero secondo la tradizione Veronese stesso e Tiziano.
Uno studio più recente collega l'identità del musicista seduto dietro a Veronese, suonando la viola da gamba, con il teorico musicale e maestro di cappella del regno di Napoli Diego Ortiz
Altri personaggi celebri presenti nel dipinto sono, secondo diverse interpretazioni dei critici, Eleonora d'Asburgo, Francesco I di Francia, Maria I d'Inghilterra, Solimano il Magnifico, Vittoria Colonna, Carlo V, Marcantonio Barbaro, Daniele Barbaro, Giulia Gonzaga, Reginald Pole, Triboulet e Mehmed Pascia Sokolovic.

Al centro della tavolata siede Cristo vicino alla Madre, entrambi ritratti composti e calmi, con il Gesù che guarda fisso verso l'osservatore della tela.

Le vesti dei personaggi sono sontuose ed eleganti, dai colori brillanti e con motivi ricercati. Con un po' di attenzione possiamo individuare:
- i velluti soprarizzo, tipici velluti della tradizione veneziana, come quello che riveste il tavolo esattamente al centro della scena (con i due levrieri davanti e i musicisti intorno), con il classico motivo della pigna in colore oro su verde. o come quello della sopra veste di colore verde dell'uomo in piedi alla sinistra della scena che sembra rivolgersi ai commensali dall'altra parte del tavolo.
- rimanendo sempre alla sinistra della scena, è facile notare, sopra al nano con il pappagallo, il servitore di schiena che indossa una giacca realizzata con un bellissimo damasco di seta e cotone colore azzurro.
- passando invece alla destra della scena, immediatamente alla sinistra del servitore che mesce il vino vediamo un bellissimo abito realizzato con un lampasso con disegni oro e nero su fondo bianco, semplicemente splendido.

Interessante notare come il Veronese dipinga in alto a destra e in basso a sinistra due servitori con vestiti a righe: le righe nel medioevo erano considerate negativamente e quindi nessuno a quel tempo indossava vestiti rigati. Tale accezione negativa rimane nel tempo e, forse proprio per questo motivo, Veronese fa indossare abiti rigati ai servitori, mettendo in evidenza la loro condizione di inferiorità sociale rispetto agli invitati al banchetto di nozze. I tessuti con cui sono realizzate queste vesti appaiono inoltre semplici, probabilmente delle tele di cotone stampate.