Jan Van Eyck

Iniziatore della "scuola fiamminga" e grande maestro della pittura gotica, di lui e della sua vita non sappiamo poi molto: nacque tra il 1930 e il 1940 a Maseeik, piccola cittadina sul confine tra Belgio, Olanda e Germania.
Vero virtuoso della pittura, la caratteristica fondamentale della sua tecnica, tuttora non perfettamente conosciuta, è il ricorso a una serie di strati sottili di colore (velature) stesi uno sopra l'altro su una base chiara e luminosa raggiungendo progressivamente il risultato finale (la cosiddetta tecnica a mescolanza sottrattiva o sintesi sottrattiva).
Nei suoi dipinti, sono ritratti con una straordinaria verosimiglianza e dovizia di particolari (iniziò la sua carriera come miniaturista), meravigliosi tessuti e oggetti d'arredo.

Come, per esempio, in "Madonna del canonico Van der Paele" dipinto da Van Eyck nel 1436 su incarico del canonico della chiesa di Bruges, Joris van der Paele.
Il quadro raffigura la Vergine col Bambino sulle ginocchia che con la mano sinistra le prende, o le porge, un mazzolino di fiori bianchi (simbolo di purezza) e rossi (simbolo della passione del Cristo) e con l'altra accarezza l'ala a un pappagallo (simbolo di innocenza).
La Vergine veste un manto pesante e ricco di increspature e pieghe, ben definite dal gioco di chiaro/scuri, che sembra allungarsi o proiettarsi, tramite i medesimi colori del tappeto, verso lo spettatore in un gesto di condivisione di un momento di gioia e serenità.
Il manto sembra essere di calda lana pettinata, foderato con un tessuto (velluto?) di colore verde scuro e sontuosamente bordato con una fascia color oro sulla quale sono applicate perle alternate a pietre preziose.

Alla sua destra si trova San Donaziano (Vescovo di Bruges, le cui reliquie sono ancor oggi conservate nel Duomo della cittadina belga) abbigliato con un ricco piviale di colore blu violaceo (colore che indica molto probabilmente il tempo liturgico della Quaresima) con in mano il bastone pastorale e un candelabro acceso, segno dell'offerta cristiana.
La mitria è un vero e proprio capolavoro dell'oreficeria di Bruges (che non dimentichiamo è uno dei più antichi centri dell'oreficeria mondiale, soprattutto per la lavorazione e il taglio delle pietre preziose).
Il piviale (il mantello indossato dal Santo prende il nome dal latino "pluvialis" che stava ad indicare appunto un mantello per ripararsi dalla pioggia) è quasi sicuramente realizzato in velluto damascato raffigurante melograni in contrasto di colore (oro), simbolo di energia vitale, fecondità, abbondanza, amore, carità, umiltà e unione della Chiesa.

Alla sua sinistra troviamo San Giorgio con l'armatura che con la mano destra si toglie l'elmo in segno di deferenza verso la Vergine e con la mano sinistra le presenta letteralmente il canonico, suo protetto.
Il canonico Van der Paele è inginocchiato e assorto in contemplazione della Vergine o in meditazione: Van Eyck ce lo fa comprendere in modo ingegnoso facendogli appoggiare gli occhiali sulla pagina del libro delle preghiere ancora aperto e ritraendolo con sguardo assorto.
Il canonico indossa una tunica all'apparenza sobria, probabilmente in calda lana, arricchita dalla soffice stola di pelliccia tenuta sul braccio sinistro.

Un vero e proprio trionfo di incredibili dettagli, che possono essere scoperti solo a poco a poco da un attento osservatore mentre l'occhio indugia sulla tavola.
Per esempio, alle spalle della Madonna vediamo due sculture romaniche: alla sua destra Caino e Abele, alla sua sinistra il profeta Daniele con il leone addomesticato.
Sotto queste, ancora più piccole, Adamo ed Eva.
Sui capitelli altre scene come il sacrificio di Isacco da parte di Abramo: sono tutti chiari riferimenti all'Antico Testamento, al sacrificio di Cristo e alla vittoria sulla morte.
E ancora la verosimiglianza delle vetrate in vetro soffiato rilegate a piombo, il tessuto damascato che riveste il trono, rifinito con frange ornamentali, il tappeto dai disegni geometrici adagiato sugli scalini che dona profondità alla scena e il pavimento di marmo intarsiato.
Un elemento accomuna l’ambiente e i personaggi: con la perizia di un tessitore, Van Eyck sembra quasi mettere in vetrina le stoffe di lusso che fecero la fortuna economica e finanziaria di Bruges e delle Fiandre in quel periodo.

Ritratto dei coniugi Arnolfini
Probabilmente il dipinto, realizzato nel 1434, è un omaggio del ricco mercante Giovanni Arnolfini alla sua prima moglie Costanza Trenta a ricordo del momento della loro promessa di matrimonio.
Tralasciando il significato dell'opera, soffermiamoci sui dettagli.

La coppia è ritratta nella camera da letto.
L'ambiente a prima vista sembra sobrio ma l'attento osservatore noterà tuttavia una serie di particolari che mettono in evidenza la condizione di particolare agiatezza della giovane coppia: i vetri alle finestre (cosa rarissima per quei tempi, che in pochi potevano permettersi), gli abiti sontuosi, realizzati con tessuti pregiati e bordati di soffice pelliccia, i pizzi, i drappi del letto a baldacchino, i legni della seduta e della testata del letto finemente scolpiti e rifiniti, il candeliere a sospensione rivestito in foglia d'oro.

Lei indossa un vestito alla moda dell'epoca fiamminga, esternamente in lana e internamente completamente rivestito di pelliccia (probabilmente di scoiattolo) e bordura di ermellino.
Porta un'acconciatura elaborata, coperta da un velo finemente guarnito di più strati di volant, indossa una collana, vari anelli e una cintura broccata d'oro.
Il colore verde all'epoca simboleggiava la fertilità. Probabilmente non è incinta ma è il tipo di vestito a renderle la pancia gonfia; la mano in grembo è forse solo un gesto rituale, una promessa di fertilità evidenziata tramite la cintura particolarmente alta, la piega del tessuto e l'esagerata curvatura del corpo o più semplicemente lei alza la lunga veste per poter più liberamente muovere un passo verso il suo amato che le prende la mano destra, un segno di cura, affetto e promessa per la giovane sposa.
O forse la mano di lei sul grembo sta a significare proprio l'attesa di un erede che Costanza stava per dargli ma che non giunse mai a causa della morte (morì di parto?).

Lui veste una tunica di colore blu scuro e sobria; sopra porta un mantello, probabilmente di lana, con le falde foderate di pelliccia di marmotta, particolarmente costosa. Porta un ampio cappello di feltro scuro, a larghe falde a testimoniare l'occasione solenne della promessa di matrimonio.

Entrambi sono ritratti scalzi, gli zoccoli ben visibili in basso a sinistra della scena: molto probabilmente all'epoca si era soliti non indossare le scarpe in casa anche nel quotidiano, così da preservare pulizia e igiene delle stanze (usanza viva ancor oggi proprio e soprattutto nei paesi del Nord Europa).
ll cagnolino è un simbolo di fedeltà ma anche di ricchezza: all'epoca, infatti, possederne uno era un vero lusso!

Se ingrandite l'immagine, noterete lo specchio convesso nel quale Van Eyck raffigura se stesso mentre ritrae la coppia, una specie di "dietro le quinte" dei nostri giorni: un vero vezzo d'artista! Così come nel precedente dipinto (la Madonna del canonico) si ritrae nei riflessi sull'elmo di San Giorgio.


Annunciazione (olio su tavola, poi trasferito su tela)
Il significato di questo dipinto è evidente, non necessita delle nostre spiegazioni. Vorremmo solo richiamare l'attenzione sull'uso dei tessuti, dei colori e su alcuni dettagli, quelli più evidenti.

L'Angelo Gabriele indossa un sontuoso abito degli stessi colori della veste tipicamente indossata nell'iconografia cristiana dal Cristo adulto: la tunica sopra è rossa, segno di divinità, e il manto sotto (lo si intravede vicino la mano sinistra) è blu, segno di umanità.
Per la veste di Maria usa il solo colore blu.
Il significato ci appare chiaro: Dio, attraverso lo Spirito Santo, scende su Maria per salvare l'umanità.

I dettagli sono veramente molti:
- il senso di profondità conferito dai graduali passaggi di luce, dal gioco di prospettive dato dal pavimento e dalle colonne laterali
- le tarsie del pavimento in marmo organizzate in riquadri rappresentanti storie dell'Antico Testamento (nei primi due riquadri si riconoscono Davide che uccide Golia e Sansone che distrugge il tempio dei Filistei)
- le vetrate in vetro soffiato e rilegate a piombo, simili a quelle dipinte nella Madonna del Canonico
- gli ornamenti della tunica dell'Angelo Gabriele, sontuosi, ricchi di ori, perle e pietre preziose, il velluto damascato arricchito da fili d'oro e d'argento
- i bordi ornamentali della tunica della Vergine, in ermellino
e molti altri dettagli che lo spettatore potrà scoprire poco a poco, dedicando il giusto tempo e la dovuta attenzione all'osservazione del dipinto.

Ultimo particolare strabiliante: pensate che tutta questa abbondanza di dettagli e significati simbolici è concentrata in una tavola che misura appena 37 centimetri di larghezza per 93 di altezza: la prova, ove fosse necessario, del grande miniaturista che era Jan Van Eyck.